– di Gerri Stefani –
La Riserva naturale Fontanazzo, in Valsugana, è un ecosistema di particolare interesse naturalistico, caratterizzato da un alternarsi di ambienti diversi tra di loro e da un’elevata biodiversità floristica e faunistica.
Il Fontanazzo è un’area umida di circa cinquanta ettari sulla sponda in destra orografica del fiume Brenta, nei pressi della frazione di Selva di Grigno. La presenta di habitat naturali e seminaturali, nonché specie di flora e fauna selvatiche, ormai sempre più rare a livello comunitario, hanno permesso di includere l’area nella Rete ecologica europea denominata Rete Natura 2000 sia come Zona Speciale di Conservazione in attuazione della direttiva “Habitat” 92/43/CEE sia come Zona di Protezione Speciale ai sensi della direttiva “Uccelli” 79/409/CEE.

Il valore della riserva naturale è incrementato dal fatto che alla sua altezza il Brenta scorre nel proprio alveo naturale, senza essere imbrigliato da argini artificiali, ed è circondato da una vasta area golenale che occupa una porzione significativa dell’intero fondovalle della Valsugana, cosa ormai rara nelle grandi vallate dell’arco alpino. Sulla sponda destra grazie all’azione di deposito di materiale ghiaioso trasportato dalle acque, si è formato un ampio greto, frequentato da varie specie d’uccelli di ripa, tra cui il raro corriere piccolo e il piro piro piccolo. Il fiume è invece frequentato da una pregevole fauna ittica che annovera la trota mormorata, il temolo, la trota fario e da specie di uccelli come il coloratissimo martin pescatore, il merlo acquaiolo, l’airone cenerino ed anatidi come il germano reale.

Uno tra i maggiori motivi d’interesse naturalistico è costituito dalla foresta alluvionale di ontano e frassino, che presenta tratti affascinanti per la presenza di canali in cui scorre l’acqua delle risorgive, alimentate dalle precipitazioni provenienti dall’Altopiano di Marcesina soprastante. Ambiente divenuto piuttosto raro e prezioso rappresenta uno tra gli esempi maggiormente significativi di bosco ripariale dell’intera provincia di Trento, sia per la vastità della sua superficie che per la relativa naturalità. Nel fitto della vegetazione trovano possibilità di rifugio e riproduzione specie di mammiferi e uccelli come il picchio verde, la tortora, il verdone e nelle risorgive nuotano specie ittiche d’elevato valore conservazionistico come lo scazzone.
Lasciando quest’ambiente suggestivo, percorrendo il sentiero di visita si possono raggiungere le parti meno selvagge dell’area, dove i boschi umidi cedono gradualmente il posto ai prati da sfalcio, ai campi di mais e alle piante da frutto di vecchie varietà locali, che in epoca passata delimitavano i confini dei singoli appezzamenti.
Proseguendo s’incontrano i nuovi ambienti ripristinati grazie al Progetto europeo Life “Nemos”, come lo stagno principale, alimentato da un ruscello proveniente dal Brenta, i punti per l’osservazione degli uccelli acquatici, le tabelle e le bacheche che mettono in risalto le peculiarità dell’area.

Continuando troviamo una piccola area umida caratterizzata da pozze effimere, da un piccolo specchio d’acqua isolato e da un ex fontanile alimentato dalle acque del fiume Brenta. Questa zona nel periodo primaverile ed estivo è frequentata da numerosi anfibi come la raganella, il rospo comune, la rana di montagna e l’ululone, specie minacciate a causa della continua scomparsa dei loro habitat riproduttivi.