di Marco Armanini
Sui versanti selvosi dei monti, per qualche settimana all’anno a partire dalla fine di aprile, il bosco si fa teatro di uno dei rituali di corteggiamento più affascinanti dell’Arco Alpino: la parata nuziale del gallo cedrone.
Questo grande tetraonide (Tetrao urogallus L.), originario delle fredde regioni nordiche boreali della taiga euroasiatica caratterizzate dal predominio dei boschi di conifere, è anche conosciuto con il nome di urogallo.
La specie è stata “spinta” a sud dai ghiacci che coprirono l’Eurasia nel corso di successive glaciazioni; solo le terre più meridionali del continente ne furono risparmiate. A causa dell’avanzata dei ghiacci si ebbe uno spostamento verso sud delle zone di vegetazione e, con esse, anche delle specie animali tipiche delle latitudini più settentrionali.
Come per altre specie di tetraonidi, l’origine nordica del cedrone emerge osservando le caratteristiche morfologiche che lo rendono particolarmente adatto alle condizioni climatiche tipiche delle regioni boreali ed alpine. Le zampe sono infatti molto forti, corte e piumate e risultano costituite da tre dita con unghie spesse e taglienti, più un quarto dito posteriore meno sviluppato. Sono percorse sui due lati da una fila di fini estroflessioni cornee dette “pettini” che, similmente alle racchette da neve che si portano in montagna, agevolano la camminata sul manto nevoso e dimostrano con evidenza le qualità di marciatore del cedrone. Di contro, pur essendo in grado di passare in volo da un versante all’altro di valli piuttosto ampie, non può essere considerato un abile volatore.
Il maschio (gallo) è nettamente distinguibile, oltre che per la sua mole (in media circa 4-5 kg), anche per la colorazione grigioscuro-nera del piumaggio. Le penne del mento, che formano la caratteristica “barba”, molto vistosa quando l’animale è eccitato, sono nere lucenti, mentre il petto è di colore verde-blu metallico. Il becco, molto robusto, è chiaro e tende a scurirsi negli anni. Il dimorfismo sessuale è molto marcato: la femmina (gallina), oltre a essere più piccola del maschio (mediamente pesa intorno ai 2 kg), presenta un piumaggio molto più dimesso e mimetico.
In entrambi i sessi sono presenti due caruncole sopraoculari. Si tratta di spazi di pelle nuda, papillosa, dalla colorazione rosso carminio, particolarmente sviluppate nel maschio durante il periodo degli amori, più pallide e ridotte nella femmina.
La muta, completa, è post-riproduttiva: inizia cioè in primavera e si protrae da maggio fino ad ottobre. Oltre a penne e piume, vengono sostituiti anche il becco e i pettini delle zampe.
L’habitat tipico della specie è il bosco misto, naturaliforme, caratterizzato dalla presenza di grandi alberi, più o meno isolati ma comunque inseriti in una struttura arborea dalla copertura rada, ricca di sottobosco che si alterna a formazioni più giovanili e fitte, a chiarie e radure più o meno estese e ad aree dalla ricca rinnovazione. Tutto ciò si concretizza in formazioni mature e stramature dell’orizzonte montano, ma soprattutto alti-montano e subalpino, comprese mediamente tra i 1200 m e i 1700-1800 m. Una caratteristica fondamentale dell’habitat del gallo cedrone è il grado di copertura arborea. Le aree rade infatti, facilitano l’avvistamento dei pericoli, ma sono preferite anche durante la stagione del canto, quando i maschi ricercano la massima visibilità per essere notati dalle femmine e rispettati dai galli rivali.
L’aspetto più affascinante e caratteristico del gallo cedrone è, in ogni caso, il comportamento riproduttivo: proprio questa caratteristica è infatti, con ogni probabilità, alla base del posto d’onore che la specie riveste nell’iconografia e nell’immaginario collettivo delle genti alpine.
Con l’allungarsi delle giornate ed i primi tepori primaverili si risveglia l’aggressività e la territorialità dei maschi, che è tesa a conquistare gli spazi che meglio si prestano ad attirare ed accogliere le femmine per il corteggiamento e l’accoppiamento. Queste aree, di solito situate in luoghi “tradizionali”. Qui, oltre agli eventuali scontri – rituali volti a stabilire una gerarchia sociale per il diritto di accoppiarsi – i galli si esibiscono anche in parate con salti, voli e canti per attirare le femmine che, una volta giunte sull’arena, vengono elegantemente corteggiate dai maschi che le circuiscono con le ali aperte ed abbassate a toccare il terreno. Il canto del maschio, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, presenta toni piuttosto bassi e leggermente cavernosi organizzati in 4 versi: il gocciolio, il trillo, lo schiocco e l’arrotondamento. Durante l’ultima fase (l’arrotondamento), il gallo risulta essere quasi completamente sordo, a causa della particolare posizione della testa e del collo assunta durante l’esecuzione.
Il Gallo Cedrone in Europa e in Trentino
L’area di diffusione della specie, come già detto di origine euroasiatica, è molto vasta ma la distribuzione risulta frammentata e localizzata in gran parte delle regioni. É presente nella penisola scandinava, in Scozia, su Pirenei e Monti Cantabrici (limite occidentale), in molti territori dell’Europa Centrale, su Alpi, Balcani e Carpazi, nelle foreste della Russia europea ed asiatica. Una stima conservativa dell’attuale popolazione europea considera presenti dai 210.000 ai 300.000 individui concentrati però soprattutto in Russia e in Scandinavia.
In Italia il gallo cedrone viveva un tempo su tutto l’Arco Alpino, ma ad oggi è presente solo nella parte centro-orientale, con una popolazione stimata in circa 7.000-10.000 individui. Attualmente, nonostante siano presenti alcuni piccoli nuclei in Lombardia, il Trentino può essere considerato il vero limite occidentale dell’areale italiano della specie e come tale, con una consistenza complessiva primaverile stimata in 1200-1600 individui, rappresenta un’area di fondamentale importanza strategica per la conservazione alpina della specie. La presenza del gallo cedrone in provincia viene dedotta attraverso il monitoraggio di almeno 21 arene di canto e grazie a segnalazioni riferite ad avvistamenti casuali. Purtroppo, non sono disponibili dati storici sufficientemente precisi per comprendere il trend della popolazione ma, seppur con densità inferiori rispetto a quelle di un tempo, in Trentino la specie sembra ancora ben presente.
È tuttavia evidente una generale contrazione in termini di consistenza e frammentazione delle popolazioni in gran parte dell’areale. Le cause più importanti sono da ritenersi la distruzione e il degrado delle aree di accoppiamento nonché, a scala più ampia, la perdita e la frammentazione degli habitat forestali più vocati, imputabili a fattori di origine antropica ma anche naturale. A queste si sommano, con ogni probabilità, altri fattori quali: cambiamenti climatici, un’eccessiva pressione venatoria e predatoria, attività turistiche, effetti diretti ed indiretti della progressiva urbanizzazione, usi del suolo alternativi a quello forestale.
Diversi studi dimostrano come un bosco gestito a fini produttivi ma con prudenza possa essere ben compatibile con la presenza di una buona popolazione di cedrone. L’indiscusso legame tra cedrone e formazioni mature e stramature conferma che l’età del bosco assume un ruolo cruciale, soprattutto ragionando su scala locale. Ad una scala più ampia, prendono importanza anche altri aspetti come la connettività tra “le isole” di habitat idoneo e l’impoverimento dell’aspetto generale dell’ambiente.
È documentata infatti la presenza di arene di canto anche in boschi di meno di 50 anni di età, in cui la struttura, o per cause naturali, o perché frutto dell’intervento antropico, si avvicina a quella tipica dei boschi più maturi e naturali.
La tutela del gallo cedrone deve prevedere interventi diretti sul territorio. Un’attenta gestione del bosco, che adottando principi di selvicoltura naturalistica (peraltro già ampiamente utilizzati in Trentino) riconosca come altrettanto importanti le esternalità positive delle formazioni produttive, sembra poter permettere la “convivenza” tra le esigenze produttive del bosco e conservazionistiche del cedrone.
Dal punto di vista legislativo, dopo tredici anni di sospensione del prelievo venatorio, a partire dal 2003 in Trentino la specie non è più considerata cacciabile. A conferma del cattivo stato di salute delle sue popolazioni italiane e centro-europee, il gallo cedrone è considerato “Vulnerabile” secondo la Lista Rossa degli Uccelli Italiani e di quelli trentini.
Marco Armanini – Ufficio Faunistico del Parco Naturale Adamello Brenta