di Eva Polli
Lasciandosi alle spalle la Val di Non con tutta la sua inconsueta ampiezza, ci si ritrova in Val di Sole; mica all’improvviso! Il restringersi poco a poco del lago di Santa Giustina e della valle del Noce mentre percorriamo le curve del Faè, l’apparire dei paesi del Mezzalone e il muro ad angolo retto dove scorre la ferrovia Trento-Malè, sono un segnale inequivocabile. La curva a gomito dopo il ponte poi è un ancora più brusco segno di discontinuità.
A ben guardare in lontananza, già si intravvedono qua e là nella nebbiolina i raggi luccicanti dei riflessi che corrono sulla striscia serpeggiante di torrente che a Mostizzolo indica senza imbarazzi la strada verso la Val di Sole; e la val di Sole che si lascia scoprire poco per volta dalle prime case delle Cappelle è proprio bella sempre più aperta, dolce, serena, ricca di cose antiche a testimonianza che l’uomo ha sempre cercato i posti migliori per vivere.
S’allarga per svelare la presenza di Cavizzana con il campanile a scandole che sovrasta le Fucine di un tempo sepolte sotto la maledizione di una leggenda. E poi ecco delinearsi quasi con timidezza montagne bellissime, sentinelle altissime piene di cautela e di riguardo, prudenti e delicate; il Peller si fa largo fra distese di larici e abeti e gioca a rimpiattino con la cima Vese dal lato opposto e sullo stesso lato con la Cima Nana, il Sasso Rosso, le vette dell’Adamello Brenta e, lontana, la Presena.
Il verde dei boschi si lascia delicatamente rimpiazzare dai tanti borghi: Caldes col castello, Terzolas con la Torraccia, Dimaro con le vestigia del passaggio di Sissi, Monclassico con le sue meridiane, Commezzadura con la chiesetta di S. Agata, Mezzana che ha due chiese una accanto all’altra nel cuore del paese, la parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo e la filiale della Madonna di Caravaggio, Pellizzano con la gotica chiesa della natività, Ossana con Castel Michele, Vermiglio coi forti della Prima guerra, Pejo e Rabbi con le cime dell’Ortles Cevedale e le loro insuperabili acque termali.
Ma il Borgo più bello, boschi e montagne lo tengono nascosto con tutta la sacralità che merita; è la Piccola Parigi, ossia la Borgata di Malè conosciuta da Walter White fin dal 1855 già con i caffè, i tavolini, le botteghe, la chiesa arcipretale dedicata all’Assunta e l’immancabile via vai sulle piazze. È un borgo lambito delicatamente e a distanza dalle Dolomiti dell’Unesco che ti fa sentire a casa tua e ti fa innamorare della montagna anche se fino a poco prima non la sopportavi proprio. Provare per credere.
Foto in alto: Val di Sole, panorama – Fototeca Trentino Sviluppo S.p.A., foto di Adriano Dalpez