Luca Olzer, liutaio per passione in Valle dei Mòcheni
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di Tatiana Andreatta

È Wendy ad accogliermi quando arrivo, un giovane cane da pastore che corre liberamente sui prati umidi e bruciati dal freddo della Valle dei Mòcheni. Subito dietro, un sorridente Luca Olzer, classe 1986 che da più di quattro anni ha scelto proprio questa Valle come fonte d’ispirazione per la sua grande passione: essere un liutaio. Dico essere un liutaio e non fare il liutaio perché questa non è una professione come un’altra, è piuttosto un’arte, uno stile di vita, una continua ricerca e attenzione per i particolari, tutti aspetti che solo una vera e propria passione può mantenere vivi. Luca d’altronde non è solo un liutaio ma anche un musicista, «Ho iniziato a suonare il pianoforte e ad ascoltare la musica molto presto, quando frequentavo le scuole elementari. Da grande ho messo assieme le mie due principali passioni, la musica e l’artigianato e così ho frequentato la Scuola Internazionale di Liuteria Renato Scrollavezza a Noceto e in seguito mi sono diplomato al Conservatorio. Ho sempre fatto due cose che sono legate fra loro dal suono, la musica e la produzione degli strumenti. Sono i miei due pilastri».

Entriamo in casa, il suo laboratorio è accogliente e illuminato da un’enorme vetrata dalla quale si gode una vista panoramica sui prati e sulla Valle, stimolante ma allo stesso tempo molto tranquillizzante. Tutt’intorno ci sono attrezzi per la lavorazione del legno: seghe, sgorbie, raspe, coltelli, pialle e rasiere. Infatti, ogni strumento lo costruisce interamente a mano, più precisamente con le tecniche che s’ispirano alle origini della liuteria, quindi addirittura al XVI e XVII secolo.

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Ma partiamo dalla materia prima: il legno. La Valle del Fèrsina fin all’inizio della sua colonizzazione si è sempre distinta per conoscenza e tecnica nella lavorazione di questo materiale. L’artigianato del legno è stato portato avanti per secoli così come i saperi legati alle caratteristiche, agli utilizzi e alle modalità di lavorazione delle diverse specie arboree. Lo sa bene Luca che sottolinea quanto sia utile e d’insegnamento il confronto con gli anziani che abitano queste zone e che gli hanno permesso di scoprire nuovi tipi di legno, come ad esempio il maggiociondolo, resistente e rigido, utilizzato in Valle da secoli per la costruzione dei rebbi del rastrello, dei chiodi in legno e delle staccionate. Esperienza e saperi antichi che riprendono vita nella contemporaneità attraverso violini, viole, violoncelli e chitarre.

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Luca di strumenti in questi anni ne ha costruiti diverse decine, una quantità non trascurabile in questo settore, ma fra questi spicca in particolare la sua ultima creazione: un violino a km 0, poiché costruito interamente con materiale proveniente dalla Valle del Fèrsina. La sostanza utilizzata per verniciarlo è stata ottenuta dalla lavorazione della resina dei larici. Le fasce, il fondo, il manico e le parti accessorie come le chiavette sono in pero mentre tastiera e ponticello per le corde sono in maggiociondolo. Infine la tavola armonica è in abete rosso, il legname più importante secondo Luca perché leggero, elastico e resistente. In tutto il mondo sono sicuramente più famosi gli abeti di risonanza della Val di Fiemme, tuttavia è interessante sottolineare che nell’interno arco alpino essi esistono e il loro recupero è legato non tanto a zone di maggior o minor diffusione ma all’esperienza di chi li riesce a individuare ed utilizzare. Un buon abete di risonanza, ad esempio, deve essere cresciuto lentamente e diritto, quindi in una zona riparata dal vento, con un terreno pianeggiante e ghiaioso e a temperature basse. Tutte caratteristiche non facili da trovare in un’unica pianta.

Non solo i materiali e le tecniche ma anche il tempo assume un significato e un’importanza notevoli. I tempi di produzione ad esempio sono quelli di una volta, quando per ottenere un oggetto lo si doveva fabbricare con le proprie mani e la qualità predominava di gran lunga sulla quantità. Per costruire un violino Luca impiega diverse centinaia di ore fatte di ricerca, concentrazione, precisione, costanza e tecnica: «Ci impiego dalle trecento alle quattrocento ore a fare un violino. Utilizzo un albero che ci ha impiegato minimo cento anni per crescere perché per ottenere il legno che mi serve devo fare un taglio radiale del tronco, cioè in verticale, dalla corteccia al centro dell’albero, ottenendo un asse dalla quale parto, che assomiglia a una fetta di torta per capirci. Quindi deve essere un albero molto grosso. Ma lo taglio per ottenere uno strumento che durerà tre – quattrocento anni. I violini del Settecento infatti, si usano ancora adesso. Quindi quel legno viene veramente utilizzato e ammortizzato. La natura ci ha impiegato molti anni a far crescere quell’albero ma ciò che si ottiene durerà ancora di più. È un uso cosciente delle risorse naturali».

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Essere liutaio in Valle dei Mòcheni significa quindi conoscere le risorse naturali e usarle in maniera consapevole e sostenibile per produrre arte. Cosa si potrebbe chiedere di più per il nostro ambiente?

E se avrete l’occasione di passeggiare fra i gruppi di masi in questa valle incantata osservate bene perché potreste imbattervi proprio in Luca, intento nella messa a punto del suo ultimo progetto, tanto difficile a dirsi quanto a farsi: un pianoforte elettromeccanico a diapason simmetrico. Unico al mondo.


Foto di Luca Olzer

Contatti: olzer.luca@gmail.com – tel. 340 2673712