di Anna Sustersic
Luglio 23, ore 9, in mezzo a un mare di nuvole, saliamo ancora assonnati verso la cima di Plan de Corones, la Corona. Oggi si inaugura MMM Corones, sesto e ultimo tassello della serie MMM. Un’apertura che chiude, un inizio che allo stesso tempo è la fine di un’avventura chiamata Messner Mountain Museum. Una dichiarazione di maturità, quella del suo fondatore, dedicata, dopo una vita di sfide, sperimentazioni e avventure oltre il limite, alla celebrazione dell’alpinismo nel suo aspetto tradizionale.
Realizzato dall’innovativo e talentuoso studio Zaha Hadid, MMM Corones è un progetto concettualmente e architettonicamente completamente diverso dai precedenti: è un fulcro, un inno alla tradizione in veste irriverente e provocatoriamente moderna. Una sorta di grotta nella montagna, una galleria minimalista che porta, scendendo nelle viscere della terra, alla scoperta della filosofia che avvince l’uomo al mondo verticale. Archivio di cimeli di grandi spedizioni e di grandi uomini, che Messner ha raccolto negli anni, MMM Corones è una sintesi biografica e architettonica del rapporto fra uomo e montagna, un legame che trova la sua espressione metaforica e filosofica nell’alpinismo. Cunicoli nella montagna che fra chiodi mitologici, scarponi eroici, citazioni e dipinti, portano alla ricerca dell’inizio di quella spinta magnetica verso la quota e lo sguardo, non più confuso da folle e impianti viene canalizzato in tre punti chiave dalle futuristiche aperture nel fianco della montagna che come laser puntano in tre precise direzioni. Una finestra sporge dai fianchi delle montagne e guarda alle Odle, l’inizio di Messner alpinista, la sua scuola. Una seconda finestra, come un miraggio nei vicoli di cemento del museo, punta al Monte Cavallo, in assoluto la via più difficile che Messner abbia mai affrontato, e la terza, la terrazza è un inno all’alpinismo tradizionale e alle sue vie più classiche nelle Alpi. A inizio visita una delle scale utilizzate per l’ascesa sull’Everest invita alla prima riflessione proposta da Messner a ogni visitatore che entra nel museo: «Dove inizia l’alpinismo tradizionale se il turismo ha raggiunto la cima più alta del mondo? L’alpinismo non è solo sport o bene di consumo, ma è una metafora di un desiderio vitale che per realizzarsi deve accettare la sfida».
«Questo museo non conta sulle cifre, sul numero di conquiste, sulle quote – dice Messner – ma sulla natura umana, sull’avventura e sull’esperienza come viaggio interiore». Sull’uomo e sul suo legame con le pareti di roccia. Un progetto completamente diverso dai precedenti della serie MMM: scavato all’interno della collina di Plan de Corones, è il più piccolo e il più alto della sua famiglia. Una sfida in quota che con la sua architettura innovativa vuole non solo proporre una dimensione intimistica al visitatore, ma «proporsi come soluzione sostenibile con un ridotto impatto visivo e l’ottimizzazione energetica dovuta alla soluzione costruttiva» dice Patrik Schumacher dello studio Zaha Hadid.
Roccia e vita: vita della montagna e vite che a lei sono state dedicate, questo il concept di un museo costato 3.000.000 di euro, dice Matthias Prugger, presidente della Skirama Plan de Corones. Un investimento che, secondo le aspettative di Prugger, dovrebbe stimolare anche l’afflusso estivo, e invernale senza sci, in una delle più frequentate mete del turismo invernale –le stime odierne parlano di oltre 10.000 passaggi al giorno in alta stagione. Ed è proprio qui che Messner, con il suo museo, ricorda che in un mondo di rapido consumo l’alpinismo tradizionale e il suo approccio quasi spirituale con la montagna, non deve sparire.
«Siamo voluti andare a fondo nelle montagne» dice Messner presentando il suo progetto, nella pancia di quel mondo che ha rappresentato per molti, la vita e, allo stesso tempo, nascosti sotto terra, con i cementi color delle rocce, non disturbare il panorama unico di Plan de Corones. Non aspettatevi un viaggio nella natura o nell’arte, benché i quadri siano molti e belli, ma preparatevi piuttosto a un’esperienza di riflessione, nel cuore della montagna e di chi la ha amata. È l’ultimo dei musei Messner, assicura l’alpinista che ammette, dopo le molte esperienze, che la prossima sfida sarà quella di comunicare la montagna attraverso il cinema. Sua figlia Magdalena si farà carico dell’eredità paterna e della gestione dei suoi templi, celebrazione di una vita straordinaria e di un desidero profondo, chiamato Montagna.