Museo Usi e Costumi, cassaforte dei trentini

di Daniela Finardi

“Ho creato la cassaforte dei trentini, la carta d’identità dei loro valori” dichiarò Giuseppe Šebesta, il fondatore del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, dando vita al più importante museo etnografico italiano di ambito regionale.

Nato nel 1968 nella suggestiva cornice dell’antico convento agostiniano di San Michele all’Adige grazie alla felice intuizione museografica di Šebesta, questo Museo concretizza le idee del fondatore in un ricco percorso espositivo che attraversa ben 43 sale organizzate come dei “canali chiusi”, sezioni del Museo dove gli oggetti e le sale si susseguono attraverso percorsi logici che chiariscono in senso filologico intere esperienza umane.

Si inizia immergendosi nel mondo agricolo di un tempo, con gli attrezzi legati alla fienagione indispensabile per la stabulazione invernale degli animali, passando poi alla lavorazione del campo per la raccolta delle messi (un tempo molto diffuse, a fronte delle monocolture frutticole dell’odierno Trentino) e all’orto, indispensabile nell’economia domestica. Attraversata la corte che ospita la fontana dedicata la fondatore del Museo, si incontra la prima grande macchina da acqua che il Museo riproduce nella sua interezza: un mulino a palmenti, che risale a inizio 1800, completo di ruota idraulica e di tutti gli ingranaggi. Il percorso prosegue con le sezioni dedicate ai lavori di supporto al mondo contadino, quindi il maniscalco, il fabbro, l’arrotino, il chiodaiolo e il ramaio. Qui si possono incontrare altre macchine idrauliche, come il maglio all’interno della fucina, strumento fondamentale per le prime fasi di lavorazione del ferro.

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Al piano superiore, la filiera della lavorazione delle fibre tessili racconta come un tempo lino canapa e lana venivano trasformate in tessuti, con tutte le fasi di lavorazione. Segue la sezione che presenta il sistema della malga trentina, con le sale dedicate all’alpeggio e alla produzione casearia dove si trovano oggetti desueti e rimandi all’immaginario popolare delle leggende trentine. Una piccola sezione che documenta l’evoluzione dell’apicoltura in Trentino precede la cosiddetta via del legno, dove si possono seguire tutte le fasi della sua lavorazione, dall’abbattimento del legname, passando per la segheria alla veneziana (altro grande opificio idraulico ricostruito fedelmente nel Museo) fino al suo utilizzo nelle forme più svariate. Le due sale dedicate agli usi nuziali attirano sempre l’ammirazione dei visitatori per la riproduzione dell’ambiente domestico e la ricostruzione del rito nuziale. La ricca collezione di stufe a olle del piano superiore, precede il piano dedicato alle testimonianze della religiosità, della musica e del folklore e all’attività venatoria.

Riscendendo nel cortile, dopo essersi affacciati alla Biblioteca Šebesta specializzata in antropologia culturale, etnografia alpina e storia locale, e aver attraversato i corridoi del chiostro tricuspide dove spesso si può assistere a spettacoli o concerti, si raggiunge la rinnovata sezione viticoltura, enologia e distillazione, dove tra grappoli d’uva risalenti agli anni ’30, un torchio monumentale, l’angolo con l’osteria e un singolare alambicco mobile, si arriva alla ricostruzione della caneva, luogo di festa per eccellenza in ogni casa.

MUCGT _ Cortile

Uscendo nel giardino si può infine scoprire la ruota idraulica più grande del Museo, la noria, il più antico dispositivo meccanico impiegato per l’irrigazione dei campi.

Prende così forma, tra gli strumenti di lavoro e gli oggetti della vita quotidiana, un lungo racconto per tappe, che getta uno sguardo d’insieme su di un mondo popolare ricco di suggestioni e di creativa ingegnosità.