Si chiude a Tremalzo (Ledro) la prima edizione della summer school per archeologi di alta montagna. Una nuova appassionante occasione che mira a diventare un appuntamento annuale per studenti di tutta Europa.
di Anna Sustersic
Venerdì 7 agosto 2015 si è conclusa “Nunatak” (in lingua inuit: picco isolato), l’edizione numero zero della prima summer school dedicata all’archeologia d’alta quota. Una nuova appassionante sfida lanciata dall’Università di Trento, insieme al Museo delle palafitte di Ledro e al Muse di Trento e sostenuta dalla Rete di Riserve Alpi Ledrensi e dall’Azienda Sartori Ambiente, partner storico della ricerca archeologica in Val di Ledro.
Cinque giorni, tredici studenti provenienti da atenei di tutta Italia – qualcuno addirittura dalla Francia – e tredici docenti per scoprire, fra laboratori, attività sul campo e lezioni frontali, nella splendida cornice del paesaggio di Tremalzo, cosa significa essere “archeologi di montagna”. Preparazione tecnica specifica, conoscenze integrate e una buona preparazione atletica, queste le caratteristiche dello studioso d’alta quota. Specialità in cui l’Università di Trento è si è affermata da tempo.
“È proprio grazie alle ricerche fatte in Trentino – spiega Diego Ercole Angelucci, docente presso il Dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento – che l’alta quota ha trovato un posto nella preistoria e nell’archeologia del territorio; fino agli anni ’70 non si parlava di insediamenti preistorici in alta montagna”.
Dopo l’importante scoperta delle Palafitte di Ledro, nel 1929, i nuovi ritrovamenti sono stati numerosi ma sul territorio c’è ancora molto da scoprire. “Stiamo esplorando una zona ancora vergine dal punto di vista archeologico – spiega il professor Angelucci – ed è importante avere studenti preparati e motivati per le nuove sfide che l’archeologia del territorio porterà in futuro“. La Summer school Nunatak nasce, infatti, con l’idea di specializzare gli studenti per le future ricerche sul campo, per offrire la possibilità di un laboratorio pratico – privilegio raro nel panorama universitario italiano – e confermare l’ormai storica collaborazione fra il gruppo delle Palafitte di Ledro, il Muse e l’ateneo trentino.

Altro Privilegio per i ragazzi della summer school, la campagna di scavo si è svolta su un sito che “ha buone chances di aprire un nuovo, importante capitolo nella storia dell’archeologia nazionale“ spiega Luca Scoz del gruppo di ricerca del Museo delle Palafitte di Ledro, ideatore e docente della summer school assieme al professor Angelucci. Il sito, arrivato quest’anno alla sua quarta campagna di scavo, ha riservato una straordinaria sorpresa per i ricercatori, rappresentando un punto di svolta nel racconto della preistoria alpina. “Viste le caratteristiche simili ad altri del trentino orientale, ci aspettavamo un sito mesolitico – spiega Luca Scoz – ma le ceramiche, le particolari punte di freccia e la datazione dei reperti trovati hanno descritto un sito molto diverso, frequentato non solo nel mesolitico come pensavamo, ma anche nel neolitico. La cosa sorprendente è che nei testi di archeologia, fino a pochi anni fa, gli insediamenti neolitici in quota erano del tutto sconosciuti“.
Tanti buoni motivi per assicurare l’edizione 2016 di Nunatak, come promettono Scoz e Angelucci. Scuola e nuove ricerche, infatti, potrebbero aprire un capitolo ancora inedito nella storia dell’uomo e in quella del territorio, con importanti ricadute a livello locale e internazionale. Non solo, un’idea come Nunatak rappresenta una nuova e innovativa soluzione, firmata Trentino, per vivere la montagna “non solo boschi e pareti” ma anche scoperta delle origini della nostra società.