Il Museo geologico di Predazzo. Storia di rocce, montagne e uomini

di Anna Sustersic

Un Museo dalla lunga storia, iniziata già nel 1899 e che oggi racconta, in chiave moderna ed elegante, oltre 200 milioni di anni di storia delle Dolomiti, dalla formazione alla nomina a patrimonio dell’Umanità.

Per chi non lo sapesse o approcciasse il museo come una semplice curiosità locale, si sappia che Predazzo è stato centro della geologia dolomitica, qui ebbe inizio la storia della conoscenza dei Monti Pallidi; proprio qui, nel 1903 ebbe luogo il primo “Congresso internazionale di geologia”. Con oltre 12.000 reperti fra fossili, rocce e splendidi minerali quella di Predazzo è oggi considerata la più ricca collezione conservata in Italia.

Museo geologico

Porta di passaggio fra Tirolo e Trentino e baricentro della dinamica geomorfologica degli ultimi 280 milioni di anni, questo piccolo paese al limite della Val di Fiemme è stato, a partire dal 1800, un vivace crocevia di personalità illustri e stravaganti. Professori, scienziati avventurieri, artisti e curiosi di ogni provenienza, si sono incrociati in questo piccolo paese, attirati da quelle che da poco avevano preso il nome di “Dolomiti”: un nuovo mondo ancora inesplorato, custode – fra pieghe, colori e strati rocciosi – di milioni di anni di segreti del nostro pianeta. Un folkloristico via vai intellettuale che animò la vita del paese fra il XVIII e il XIX secolo e, fra diatribe scientifiche, imprese alpinistiche e performances artistiche ne accrebbe la fama a livello europeo.

Il primo passo nel museo è un salto nel tempo: direttamente fra le pareti legnose della Nave d’Oro, l’antico Albergo affacciato sulla piazza del paese (ora non più esistente) che ospitò a Predazzo l’illustre via vai di personalità che fra l’ ‘800 e il ‘900 animò la vita del paese, la storia della geologia e la conoscenza delle Dolomiti. Da von Humboldt a Maria Ogilvie Gordon, primo Dottore in scienze in rosa, le firme di questi visitatori speciali sono conservate sul libro degli ospiti dell’Albergo che oggi il Museo mette a disposizione del pubblico per ricordare uno dei più vivaci e importanti capitoli della storia di Predazzo e della geologia locale. Eclettici visitatori per un esotico traffico di menti, che si coordinarono nel consegnare al mondo attraverso scienza, parole e immagini uno dei paesaggi più affascinanti del nostro pianeta.

Esposizione

E sono proprio le vedute monumentali, le strutture morfologiche che parlano di una caldo mare tropicale trasformato in bianchi torrioni, e i panorami immensi le ragioni che hanno meritato alle Dolomiti nel 2009 la nomina di Patrimonio Unesco, un percorso importante che ha consacrato le Dolomiti a patrimonio di tutti cui è dedicata la seconda sezione del Museo.

Finita la panoramica, una scala conduce al piano inferiore, inoltrandosi nel cuore della visita ai Monti Pallidi. Soffitti scuri, luci soffuse, profumo di legno e un clima elegante e accogliente accompagnano alla scoperta dei segreti delle Dolomiti e dei principali gruppi montuosi con cui sono connesse in un percorso quasi labirintico dove lo sguardo è catturato da sgargianti minerali, reperti archeologici, campioni geologici, splendidi fossili, ricostruzioni, video, multimediali e suggestive immagini. So queste le “parole” con cui è scritto il racconto della lunga e travagliata vita di queste montagne, dei loro abitanti e del rapporto che lungo i secoli l’uomo ha costruito con loro.

Fossile

Una passeggiata unica e originale quella proposta dal Museo che attraverso le rocce, porta alle radici del tempo. Una rinnovata memoria storica che ricolloca il piccolo e caratteristico paese di Predazzo nel suo ruolo di “Porta delle Dolomiti”, al suo legittimo importante posto nella storia della geologia e della scienza.

Per i visitatori “di fuori” ormai di certo innamorati del posto, la visita è d’obbligo per entrare in perfetta sintonia con il paese ospite e scoprirne l’illustre passato. Ma il consiglio per questa singolare passeggiata va anche a chi dovesse apposta scomodare la macchina per arrivare al culmine della val di Fiemme. Di certo la visita vale il viaggio e promette di rincasare forse un po’ più consapevoli e orgogliosi dello straordinario patrimonio dietro casa.