di Maurizio Panizza
Una valle ricca e generosa per quanto sa offrire; venire qui per il turista è come andare a nozze con la storia, l’arte e la tradizione.
Risalendo da sud la stretta Valle dell’Adige, oppure percorrendola in senso contrario, quando la valle si stacca dalle montagne per allargare l’orizzonte assumendo il nome di Vallagarina, appare all’improvviso un doppio spettacolo naturale quasi a segnarne l’inizio e la fine: a nord, la frana del Cengio Rosso, in prossimità di Calliano, si distende a ridosso del vecchio alveo dell’Adige; a sud, allo stesso modo un’altra frana – quella ancora più grande di Marco – offre uno spettacolo lunare del tutto inconsueto. Entrambi i luoghi, da settecento anni si contendono silenziosi e a distanza la “titolarità” di una citazione che ne fece Dante Alighieri nel XII canto dell’Inferno parlando di una di queste “ruine”.
Tuttavia, non sono solo i fenomeni naturali a delimitare questa magnifica porzione di territorio percorsa dal fiume; sono anche gli antichi castelli che da secoli si trovano qui, posti a guardia di quella che un tempo fu la via Imperiale Claudia Augusta. In effetti, per collocazione e per storia, la Vallagarina (che forse deve il suo nome ad un disastroso allagamento causato in epoche lontane proprio dalla frana di Marco) può essere considerata una “valle-ponte” che unisce e mescola culture, personaggi, ambienti ed emozioni.

Qui, a Rovereto e in Vallagarina, dal 1416 al 1509 dominò la Repubblica Veneziana lasciando agli abitanti di questa terra – oltre ad un suggestivo e imponente castello – un “imprinting” particolare, diverso da quello degli abitanti di Trento, fatto a quanto si dice di rigore mitteleuropeo, da una parte, e di allegria e creatività mediterranea, dall’altra. E sempre qui, nel 1796, vi passò in armi Napoleone, mentre pochi anni prima avevano percorso queste stesse strade il giovane Wolfgang Amadeus Mozart e il grande poeta e scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe, che fra l’altro in una sua opera celebrò il “Marzemino”, un pregiato vino di questo territorio. Per non dire del filosofo Antonio Rosmini, del musicista Riccardo Zandonai e del pittore futurista Fortunato Depero.
Questa valle, dunque, è ricca e generosa per quanto sa offrire, e venire qui per il turista è come andare a nozze con la storia, l’arte e la tradizione. Chi viene in Vallagarina, inoltre, può trovare nella città e nei paesi vicini, gastronomie locali e percorsi suggestivi che uniscono al gusto dei sapori l’immersione nell’ambiente naturale delle montagne circostanti, oppure può scoprire rievocazioni storiche e sagre popolari – come “Ala, città dei velluti” – accanto a manifestazioni “moderne” e fuori dagli schemi comuni, come “Oriente Occidente” o come la StrongmanRun, la “corsa più pazza del mondo”. Infine, chi giunge a Rovereto potrà visitare il Museo della Guerra, uno dei più importanti d’Europa, la Campana dei Caduti e il MART (il Museo d’Arte Contemporanea) i quali, assieme all’Università, stanno a significare con la loro presenza la “storia” di una comunità di confine fatta di lotte per l’identità e per l’autonomia e rappresentano, al contempo, pure un forte spirito innovativo di apertura verso il mondo. Uno spirito “giovane”, di ricerca, che in un alito di condivisione con genti, lingue e culture diverse, attingendo da un passato a volte anche difficile, vuole guardare e operare con fiducia verso il proprio futuro.