Se il lupo entra in classe

di Aldo Martina

A Mezzano di Primiero ragazze e ragazzi di una classe di seconda media dell’Istituto Salesiano “Santa Croce” sono entrati dentro la questione-lupo incarnando con eleganza e determinazione lo spirito congenito dell’istituzione scolastica: conoscere per capire.

In un panorama dominato da una comunicazione per lo più superficiale, e nemmeno latentemente esasperante, si affacciano delle eccezioni, dettate dalla volontà di parlare e discutere, confrontando diverse angolature. Si tratta di eccezioni ma sono senz’altro un indiscutibile punto di partenza atto ad evitare l’arroccamento sulle proprie posizioni. Se non c’è confronto tra parti diversamente interessate a una questione, come quella del lupo, difficilmente si individuano pensieri comuni, ipotesi, suggerimenti, insomma quel sentimento che, provenendo da un’unione di intenti, può evolvere in potente stimolo di fronte a cui le istituzioni non possono non rispondere, tantomeno banalizzare o temporeggiare. È la qualità delle rimostranze e degli appelli, che secondo me fa la differenza, non il loro tono, ma tale ambizione si raggiunge attraverso processi fra loro collegati come la ricerca delle informazioni, distinguendo tra fonti e “sentito dire”, e la costruzione di un atteggiamento individuale positivo, non prevenuto, verso il confronto. Esiste un luogo che è adibito al consolidamento naturale di questi processi, affinché diventino imprescindibili dal vivere civile, ed è la scuola.

La scuola molto spesso viene messa in sordina di fronte alle grandi questioni sociali, civili, ambientali, lo è quando si tratta delle “sue” questioni figuriamoci quando si tratta di qualcosa che avviene al di fuori delle mura; questo non è un bene, anzi, è proprio indice della involuzione culturale alla quale ci siamo abbandonati tutti, da qualche decennio a questa parte. La scuola sarebbe invece il luogo dove nasce, cresce ed evolve il sapere, dove si concentra la diversità dei punti di vista, culturali, sociali, generazionali, ed è anche il tornasole della coscienza degli adulti, plasmata da mancanze ma anche da virtù. La scuola è lo specchio della nostra qualità di cittadini, del presente e del futuro.

C’è una bella iniziativa in corso, che vede protagonisti una ventina tra ragazze e ragazzi di una classe di seconda media (sarebbe “classe di seconda della secondaria di primo grado”, ma con la vecchia dicitura ci si capisce meglio) dell’Istituto Salesiano “Santa Croce di Mezzano” (Tn). Dallo scorso anno scolastico lavoro con loro e con gli insegnanti di Lettere e di Scienze proprio sul tema-lupo. È una classe davvero particolare, affamata di sapere e coinvolgente nel suo modo di ricercarlo, anche per me che vengo dall’esterno. Una classe speciale? Si, certo, una classe speciale ma come ce ne sono tante, tantissime, nel nostro Paese. Solo più fortunata. La fortuna è di vivere in una piccola comunità, quella di Primiero, in cui tutti o quasi si conoscono e poco può succedere senza che non si sappia immediatamente. Soprattutto se avviene qualcosa che colpisce duramente l’attività di qualcheduno, che è anche parente, amico, conoscente. La predazione dei domestici da parte del lupo è di fatto un evento di risonanza sociale, e tanto più lo è quanto più la comunità è per sua natura circoscritta. Eppure la loro voglia di capire va ben oltre i confini della comunità stessa, com’è giusto aspettarsi da chi non trova tutte le risposte a portata di mano. Il ritorno del lupo in aree dove era scomparso da 150 anni ha risvegliato antiche animosità ma il modo di vederlo nel frattempo è cambiato: un tempo la sua eliminazione era una soluzione condivisa e ovvia per tutti, adesso non è più così. A metà dell’Ottocento non si parlava certo di conservazione, di biodiversità e di frammentazione degli habitat, ora invece sì. La consapevolezza è cambiata da allora, così come gli umori. Oggi si manifesta brutalmente un dilemma, “lupo sì – lupo no”, che risuona in ogni dove, dalle città di provincia alle piccole realtà valligiane, coinvolgendo e macinando tutto e tutti: stampa, televisione, social, politica, amministrazioni locali e come in una spirale tutte le compagini sociali sono attirate dal vortice disordinato di quel dilemma. Ma qualcuno evidentemente non lo è stato e, al contrario, sta cercando di capire come stanno le cose, quali le ragioni, i punti di vista e in prospettiva cosa ci si può aspettare da questa presenza diventata, in appena una manciata di anni, così ingombrante. E così questi ragazzi, per mezzo di insegnanti lungimiranti e coraggiosi, sono entrati dentro la questione-lupo incarnando con eleganza e determinazione lo spirito congenito dell’istituzione scolastica: conoscere per capire, e per questo i ragazzi hanno chiamato… e la comunità ora risponde.

(Continua)