di Anna Sustersic
C’è un territorio, al limite orientale del Lago di Garda, nascosto e discreto in cui sono custodite una natura varia e selvaggia e una storia profonda. Un territorio di confine, quello dell’Alto Garda e della Valle di Ledro, che gode dei privilegi e ha vissuto le lacerazioni custodite nella parola ‘confine’.
Il libro “Sentieri di confine. Segni da ritrovare della prima Guerra Mondiale nell’Alto Garda e Ledro” di Donato Riccadonna e Mauro Zattera racconta un capitolo di questo territorio, un capitolo buio, quello segnato dalla Prima Guerra Mondiale; un libro che invita a muoversi nella storia del territorio, esplorando attivamente i sentieri incisi dal conflitto su superficie e spirito di questo angolo di Trentino così discosto e discreto; passeggiare sui sentieri della storia per ricomporre le vicende di questa terra. La terza edizione del libro verrà presentata da Donato Riccadonna il 23 maggio al Forte di San Nicolò in occasione dell’incontro organizzato dal Museo dell’Alto Garda “Sguardi aperti”.
“Questo progetto editoriale, oggi alla sua terza edizione, è nato già otto anni fa – racconta Donato Riccadonna autore del libro insieme a Mauro Zattera – con l’intento di descrivere i percorsi, i sentieri di confine della nostra zona, che riguardano la prima guerra mondiale”. Facendosi accompagnare da un centinaio di personaggi che hanno vissuto quei luoghi e quella pagina di storia gli autori hanno descritto, nella prima edizione, una ventina di percorsi per far conoscere volti e luoghi che hanno scritto un preciso capitolo di storia di questo territorio.
Ma la terza edizione ha qualcosa in più rispetto alle precedenti, racconta Donato. Circa 100 pagine aggiuntive sono dedicate a una riflessione profonda sul perché e sull’origine dei conflitti, nella vicenda umana.
“Il sottotitolo del libro Colpire a distanza dalla preistoria alla terza guerra mondiale è una provocazione che indica proprio la ricerca di questo perché, una ricerca in cui Mauro Zattera e io abbiamo avuto la fortuna di essere aiutati da diversi preziosi collaboratori. Fra questi Paolo Rumiz, giornalista e scrittore triestino, la cui ‘visione europea’, ci ha aperto un nuovo mondo”.
Proprio a Paolo Rumiz, infatti, è affidata, la prefazione della terza edizione di “Sentieri di confine”. Il sottotitolo provocatorio del libro è stato scelto per suggerire una riflessione sul rapporto dell’uomo con il conflitto, un rapporto che lo accompagna da sempre e le cui regole sfuggono ancora a una chiara e completa decodificazione. Colpire a distanza perché una delle particolarità della nostra specie, spiega l’autore, è quella di aver progressivamente liberato le mani e imparato a usarle, essendo mammiferi piuttosto deboli, prima per afferrare e sottrarre la preda ad altre specie, poi per scagliare e scagliarsi contro i propri consimili, in aggressioni progressivamente più violente che a loro volta trascendevano la difesa per stimolare l’offesa. “Metaforicamente le mani libere sono state la nostra grande fortuna ma anche un grande problema”.
Su ogni diverso territorio la guerra lascia segni specifici. E particolarmente intensi sono quelli lasciati su una terra di confine come l’Alto Garda e Valle di Ledro. “Proprio la parola confine è la chiave per interpretare questo territorio e i segni che la guerra qui ha lasciato” spiega Donato. Questa è una terra di confine a tutti gli effetti, confini naturali, climatici, vegetazionali, ambientali e confini umani, logistici fra territori e potenze. Ma mentre dal punto di vista naturalistico una zona di confine è un’area di scambio e ricchezza, un ‘ecotono’ di passaggio di vita fra un ambiente e l’altro, dal punto di vista umano confine indica conflitto. Una grande contraddizione che si riflette su questo territorio speciale.
“La linea della prima guerra mondiale correva lungo l’Alto Garda e la Valle di Ledro. Eravamo sul fronte, in prima linea, eravamo la Vera terra di confine”.
Donato Riccadonna è attivamente impegnato in diverse attività che si occupano di tutelare, promuovere e tramandare il territorio dell’Alto Garda e Ledro “È un territorio bellissimo – spiega Donato – il Lago di Garda, per i viaggiatori dei secoli scorsi, era la meravigliosa visione del sud. È un territorio privilegiato essendo stato per secoli sul confine il Lago di Garda era una specie di imbuto, di passaggio, la grande autostrada che dalla Pianura Padana immetteva nella grande via verso nord, attraverso cui viaggiavano merci e contraddizioni. Il lago di Garda è stato un piccolo mare dei conflitti e questo territorio godeva di una visuale privilegiata. Forse non l’avevamo mai capito. E la Valle di Ledro è una valle sospesa, dal punto di vista geomorfologico è sollevata di circa 600 metri rispetto alle valli circostanti, con un andamento particolare est-ovest. È una nicchia nascosta dove ti pare non sia mai successo nulla, ma dove in realtà, dalla preistoria delle Palafitte in avanti, è successo di tutto. Un luogo altamente strategico, una porta verso il nord”.
“Sentieri di Confine” è una delle chiavi per interpretare questo territorio così straordinario e ancora poco conosciuto, o forse, non ancora del tutto capito.