“Destinazione Paradiso. Lo Sporthotel della Val Martello di Gio Ponti”, l’ultimo libro dell’architetto e storico dell’architettura Luciano Bolzoni, edito da Alpes, nasce dalle ricerche dell’autore in tema di architettura contemporanea sulle Alpi ed in particolare sulla vicenda dell’albergo Sporthotel del Paradiso del Cevedale progettato da Gio Ponti, capolavoro di architettura che da tempo giace solitario e decadente al Paradiso del Cevedale in alta Val Martello. Per voi abbiamo estratto un brano dal capitolo sullo stato attuale dell’edificio.
di Luciano Bolzoni
Stanze vuote ma vive, abbandonate, cabine di un vascello inagibile, senza insegne e con le uniche scritte che cercano di respingere quei pochi cercatori d’oro che non considerino tale edificio un ecomostro: “proprietà privata/privat besitz” intima una scritta su una persiana collocata strategicamente ad altezza d’uomo.
Alcuni locali interni sono ancora oggi riconoscibili per alcuni allestimenti inspiegabilmente rimasti al loro posto originale, così dove e come li aveva previsti l’architetto Ponti, la reception e il bar in legno, le strutture di stoccaggio della stoviglieria da sala prevista in un office annesso al ristorante, la stireria, l’essiccatoio. Sulla finestrella–reception della piccola cabina elettrica, altro segno dell’isolamento del rifugio che necessitava di una sua autonoma area di sussistenza energetica, una scritta intima “divieto d’entrata”. Il divieto ricordava che l’elettricità è necessaria e può far male, sempre secondo Ponti: “essa non si vede, non si sente, non si misura da noi stessi, ma solo con la mediazione di apparecchi, non si sa se è tanta o poca, fa scintille senza corpo, corre inavvertibilmente lungo i fili, può ustionare senza fiamma, uccide anche”.
I locali sono divisi dal corridoio che curva dolcemente cercando di seguire la linea curva della facciata e che non permette di capire se tangendo lungo le pareti del percorso si incontrerà qualcuno: un Overlook Hotel italiano?
Questa l’attuale dimensione dell’albergo al Paradiso: un’esistenza fatta di stanze vuote ma ben conservate, dove sono ancora visibili i cromatismi delle pareti e dei plafoni, tutti differenti fra loro, rilevati dal casellario cromatico che resiste al tempo, alla luce, alla natura.
L’albergo è grande, enorme, quasi troppo grande, con il “suo” girare le spalle indifferente alle bellezze della vallata per aprirsi a questo grande manto verde davanti al “rudere” fatto di rovi e oramai immerso in una invisibile pozza d’acqua, straripata dai piccoli ruscelli nascosti in mezzo al verde, come a costituire un grande fossato a difesa di questo strano castello. Uno stagno naturale occulto che fa rinascere il laghetto artificiale disegnato da Ponti, veramente esistente a poche centinaia di metri.
Le immagini odierne inquadrano perfettamente l’albergo nel “suo” paesaggio, un taglio di luce che potrebbe diventare indispensabile recuperare, come non si sa ancora. I suoi resti residui appartengono oggi a questo paesaggio esattamente come quando era abitato. Una visita al luogo potrà convincere anche i più scettici.
Solo da vicino ci si accorge dell’abbandono: l’hotel di Ponti è ancora lì e, crediamo, rimarrà per molto tempo nel nostro subconscio e nella nostra memoria.
(tratto da “Destinazione Paradiso. Lo Sporthotel della Val Martello di Gio Ponti”, 2015; si ringrazia Alpes editore)