di Sofia Brigadoi Sulle nostre montagne vivono molte specie di cui spesso non conosciamo i comportamenti, anche quelli più importanti come le tecniche di sopravvivenza. Con l’aiuto di Gilberto Volcan, guardia del Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, abbiamo scoperto che c’è chi muore di sonno, come le marmotte, e chi come la nocciolaia, con la costruzione delle sue tane invernali, favorisce la diffusione del cembro. «L’inverno - spiega Gilberto Volcan - rappresenta un periodo difficile per la fauna sia per il freddo (anche sei selvatici si adattano perfettamente alle variazioni della temperatura), sia per la carenza di cibo. Per affrontare questi mesi, gli animali mettono in atto due strategie di base: adeguano la loro fisiologia, il loro aspetto e i loro comportamenti al nuovo ambiente; oppure migrano lontano. Naturalmente ci sono anche situazioni intermedie che prevedono brevi spostamenti degli animale in zone più favorevoli, come fanno i cervi o i gracchi alpini quando scendono dalle vette a valle». La prima strategia è forzatamente adottata da tutte le specie che non sono in grado di compiere grandi spostamenti quali anfibi, rettili e molti mammiferi. La seconda, invece, è tipica di molti uccelli, capaci di effettuare spostamenti notevoli grazie al volo. Chiaramente, a seguito delle migrazioni, il numero di animali presenti in inverno sulle nostre montagne si riduce sensibilmente. Quelli che restano: inevitabili trasformazioni Il primo adattamento essenziale degli animali è vestirsi di un abito caldo e possibilmente mimetico. Il secondo riguarda le tecniche per procacciarsi il cibo e il terzo consiste nel ridurre il più possibile l’attività motoria e non sprecare energia. Il primo adattamento viene ottenuto con la muta, cioè la sostituzione del manto estivo con un soffice e folto mantello invernale. La muta solitamente interessa i mesi autunnali e spesso comporta una diversa colorazione
di Sofia Brigadoi Sulle nostre montagne vivono molte specie di cui spesso non conosciamo i comportamenti, anche quelli più importanti come le tecniche di sopravvivenza. Con l’aiuto di Gilberto Volcan, guardia del Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, abbiamo scoperto che c’è chi muore di sonno, come le