Note di paesaggio di due grandi scrittori che, a due secoli di distanza l'uno dall'altro, visitano la nostra regione e la descrivono in modi differenti. di Enrico Rossi La sera del 10 settembre 1786 Johann Wolfgang Goethe arrivò a Trento. Era partito una settimana prima da Karlsbad con la sua sacca da viaggio e uno zaino di pelo di tasso, e dopo più di cinquanta ore ininterrotte di viaggio e di attività, quella sera il grande scrittore tedesco si coricò presto, per essere pronto l'indomani mattina a riprendere le note di diario del suo Viaggio in Italia. Passando per Bolzano aveva di già notato le viti «piantate in file di pergolati ugualmente fitte, in mezzo alle quali cresce il granturco, a fusti sempre più alti» e «un bel sole allegro» aveva allietato il suo sguardo. Ma andando avanti verso sud si era accorto di procedere «in una valle fertile e sempre più fertile», dove «tutto ciò che tenta di vegetare sulle montagne ha maggior vigore e vitalità, il sole è caldo e - dice - si può credere nuovamente a un Dio». Nota anche la campagna coltivata fittamente, le «spalliere di viti, mais, gelsi, meli, peri, cotogni e noci», i cespugli rigogliosi di sambuco; una lucertola che, rapida, si infratta. Il digradare in pochi chilometri da un clima e un paesaggio alpino a delle note marcatamente prealpine colpisce profondamente la sensibilità del poeta, al punto che, scrive, «quando al calar della sera qualche rosea nuvola è adagiata sui monti nell'aria mite, e quelle nel cielo sono piuttosto ferme che in moto, e subito dopo il tramonto comincia a risonare lo stridio delle cavallette, allora ci si sente nel mondo come in casa propria, e non in prestito o in esilio». Sul finire del XVIII secolo infatti, aveva già incominciato a
Note di paesaggio di due grandi scrittori che, a due secoli di distanza l’uno dall’altro, visitano la nostra regione e la descrivono in modi differenti. di Enrico Rossi La sera del 10 settembre 1786 Johann Wolfgang Goethe arrivò a Trento.