Trentino, Lupus in fabula
lupo

Una conversazione con Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco Nazionale dello Stelvio, su lupo, Trentino e lupo in Trentino.

di Anna Sustersic

Fra il 2006 e il 2010, con poche sporadiche apparizioni, il lupo fa la sua timida comparsa in Trentino. Più corretto però parlare di ri-comparsa, dal momento che dopo una lunga assenza di 150 anni, il canide torna in un territorio originariamente già suo. Nel 2012 un esemplare è sui monti Lessini, dopo un lungo viaggio dalla Slovenia e, trovandosi bene -ma soprattutto trovandone un’altra- nel 2013 “mette su famiglia” con una compagna delle Alpi occidentali. È un graditissimo ritorno per molti; preoccupante, incomprensibile, inopportuno o forse addirittura nocivo, per altri.

Il “caso dell’orsa Daniza” e la forte reazione suscitata dall’incidente che ne ha provocata la morte durante le operazioni di cattura hanno riportato sotto gli occhi, non più solo trentini ma dell’Italia intera, la complessità delle dinamiche sottese all’agognata e allo stesso tempo temuta, convivenza con la Natura. L’arrivo graduale e progressivo del lupo in particolare, farà vibrare corde profonde, forse risvegliando sensazioni sopite di antiche lotte per il territorio, di scontri, non sempre vinti, fra validi, paritari antagonisti; una presenza silenziosa e schiva che ravviva in noi il ricordo di una vita da competitori e non da dominatori. Quello con il lupo sarà un rapporto tutto da ricostruire sulla base delle recenti esperienze e della nostra necessità/opportunità, sempre più urgente, di vivere questo Pianeta da abitanti e non da padroni.

Quale sia il motivo di sicuro il lupo, più di altri abitanti del bosco, occupa un posto privilegiato nel nostro bestiario fantastico: simbolo di coraggio, astuzia e forza ma anche di inganno, crudeltà e macchinazione, protagonista di fiabe e proverbi dalle notti dei focolari. È l’inquietante minaccia che bisogna sempre temere (“dal conto sempre manca il lupo”), imprevedibile e ingannatore (“il lupo d’esser frate ha voglia ardente quando è infermo, ma da sano se nel pente”), il peggiore dei mali. Alcuni tratti della sua biologia, il suo essere gregario, organizzato gerarchicamente, con coppie monogame che dispensano cure alla prole, lo hanno reso, nella mente dell’uomo, una sorta di simile trasformato in fretta nel lato oscuro, la peggiore delle bestie con corpo di lupo e mente di uomo, il più infido degli avversari. Un ruolo ambiguo che non lo priva però del fascino magnetico di cui, fortunatamente, ancora gode.

La sua cattiva fama e la nostra paura hanno radici profonde, che affondano nella storia dell’uomo. “Nel Paleolitico” dice Luca Pedrotti, responsabile scientifico del Parco dello Stelvio “l’orso o il lupo erano competitori diretti dell’uomo e anzi, finché non si è scoperto il fuoco e non si sono cominciati a usare attrezzi di un certo tipo, probabilmente l’uomo era secondo rispetto al lupo in quanto a uso delle prede. Credo che ci sia rimasto dentro qualcosa, a livello di DNA e di reazioni riflesse di paura e timore verso questi animali e mi stupisce sempre quanto ancora oggi sia vivo il terrore delle aggressioni. Non importa che le probabilità siano pari a zero, come nel caso del lupo o bassissime come nel caso dell’orso: è l’aggressione in sé a provocare una paura atavica”. Ma da questo punto di vista, riprende Luca non abbiamo niente da temere oggi: il lupo torna in un territorio per lo più vuoto del suo antico avversario, il cui fulcro si è spostato verso la città. “Se la nostra economia fosse strutturata come 100 anni fa quando i nostri bambini dai 10 ai 14 anni venivano lasciati tutta l’estate da soli in montagna a badare alle pecore, allora forse avremmo avuto qualcosa da temere” in termini di aggressioni. “ A quei tempi poteva capitare a volte che il bambino venisse, da alcuni singoli animali, interpretato come possibile preda. Nella nostra situazione non dobbiamo temere nulla davvero da questo punto di vista”.

Hungry as a wolf

Per ora il lupo è presente in maniera sporadica e puntuale ma bisogna essere consapevoli che la sua presenza nei prossimi anni potrebbe, spontaneamente, aumentare.

“Le possibilità di espansione da un punto di vista ecologico sono altissime, ormai il lupo ha colonizzato mezzo arco alpino, sia da una parte che dall’altra. Arriverà e continuerà ad arrivare; bisognerà vedere se l’uomo alla fine avrà voglia di conviverci, di accettare le problematiche che comporta questa convivenza e riuscire a risolverle. Se non scatta questo meccanismo di azione e reazione il rischio è di lasciare che tutti gli animali muoiano bracconati. Ma con il potenziale che il lupo ha mostrato in questi ultimi 20 anni, non sono convinto in questo momento di quanto l’uomo sia effettivamente in grado di fermarlo”. Questioni critiche sono già emerse con l’orso, ma per quanto riguarda la rassicurazione, aggiunge Luca “è più semplice parlare del lupo, possiamo tranquillamente portare dati ed essere molto autorevoli quando diciamo che i pericoli per l’incolumità delle persone sono praticamente nulli”.

Affrontare la convivenza con i grandi carnivori oggi, abituati da tempo a non aver più a che fare con la Natura nei suoi aspetti integrali, non è semplice: è indispensabile ed urgente fornire un supporto concreto a chi questa convivenza la vivrà in termini professionali.

“Non so se gli stakeholders della zootecnia saranno d’accordo con me ma io proverei a pensare ai grandi carnivori come a un’occasione positiva, anche per loro e non negativa. Il ritorno del lupo e dell’orso costringerà tutti a gestire gli allevamenti in modo un po’ più controllato, con beneficio non solo per gli animali, che saranno predati meno, ma anche per la gestione stessa dei pascoli. La vedo come un’occasione da parte delle amministrazioni pubbliche, di avviare politiche sempre più virtuose in questo senso, cominciando a premiare e sovvenzionare davvero, chi fa allevamento in un certo modo e non dando come sempre sovvenzioni a pioggia senza entrare nel merito di come poi queste sovvenzioni vengano usate. Non si può pretendere che ciascun singolo allevatore si faccia carico di questo”.

Il lupo sarà una “vecchia novità” anche per chi con la Natura un certo rapporto non l’ha avuto mai, se non filtrato dalle parole di fiabe e film. Per i bambini ancor più che per gli adulti la convivenza con questi animali è regolata da leggi fantastiche più che reali. Spiegare a un bambino quale valore possa avere il ritorno di questi animali nei nostri boschi è una sfida interessante, che forse mai prima d’ora abbiamo dovuto affrontare. Come la risolverebbe un biologo, un esperto di questi animali. “Se dovessi spiegarlo a un figlio piccolo, punterei sul lato emozionale: la presenza di questi animali, anche se non si vedono quasi mai, rende comunque il bosco una cosa diversa, più ricca non solo dal punto di vista ecologico ma anche più affascinante e misteriosa”. Questo per il bambino: e per il biologo adulto, cos’è il lupo? “Per me il lupo rappresenta una sintesi di particolare efficacia in termini di organizzazione animale. È un animale sociale che ha condiviso millenni di storia con l’uomo fino a diventarne poi, il miglior compagno”.

Sapremo fare altrettanto per lui? Gli eventi del 2014 hanno forzato, una volta in più, la riflessione sul nostro ruolo di abitanti non esclusivi del Pianeta. Il 2015 forse sarà l’anno delle buone messe in pratica di esperienze e riflessioni, per una buona gestione dei rapporti con i nostri vicini del bosco… se di vicini ancora ne vogliamo.

 


Per approfondire:

Progetto wolfalps

FAQ – Il lupo sulle Alpi

Foto: Cloudtail e Sybren A. Stüvel