Un ricordo di Piero Angela, nel giorno del commiato

– di Aldo Martina –

Ha impersonato la divulgazione scientifica per eccellenza, e generazioni di studiosi, in particolare biologi e naturalisti come me, devono a Piero Angela le proprie scelte accademiche e professionali.

Tante sono le personalità pubbliche che hanno lasciato il segno nella mia vita e nella mia crescita di cittadino, di amante della cultura e, ovviamente, della scienza e della biologia bello specifico. Ancora poco tempo fa, guardando un’intervista televisiva a Piero Angela, trovandolo improvvisamente così invecchiato fisicamente, forse stanco ma sempre straordinariamente lucido, mi era passato per la mente il pensiero più triste, ma non me ne feci una ragione in quel momento, per me, uno “come” Piero Angela, anzi, Piero Angela, non avrebbe mai potuto andarsene. Invece eccoci qua, tutti quanti sgomenti, ma proprio tutti, esattamente come me.

Oggi, 16 agosto, è arrivato il triste giorno del commiato, avrei desiderato tanto esserci anche io a Roma, con tanti amici e colleghi, per rendergli omaggio, purtroppo non è stato possibile e allora cerco almeno di farlo a distanza, raccogliendo e condividendo i miei pensieri mentre la diretta trasmette il bellissimo e commovente ricordo di Alberto, nella camera ardente del Campidoglio.

Non voglio certo ricostruire in queste righe la sua incredibile carriera di giornalista e di comunicatore scientifico, sappiamo tutti come questa faccia parte della storia della televisione pubblica, della nostra cultura, della nostra migliore società civile, e non è quindi difficile ripercorrerla documentandosi in vario modo. Quello che posso fare è invece tornare indietro di molti anni quando, io stesso, in pantaloncini corti, “stravaccato” sulla poltrona nella sala, seguivo le sue trasmissioni, guardavo i documentari e ascoltavo i dialoghi con gli scienziati, gli esperti, gli addetti ai lavori. Piero Angela era il tramite, lo è stato fino alla fine, tra la scienza e il grande pubblico senza età, consapevole traduttore del gergo scientifico in linguaggio comune, non semplicemente un lavoro il suo, ma una vera e propria mission, riuscendo con eleganza ad essere il precursore di un approccio che oramai è diventato diffuso e che io stesso, nel mio piccolo, uso. Piero Angela ha impersonato la divulgazione scientifica per eccellenza, e generazioni di studiosi, in particolare biologi e naturalisti come me, devono grazie a lui le proprie scelte accademiche e professionali. Sono passati tanti anni da quelle serate in poltrona, da quel ragazzino rapito dal “piacere della scoperta”, ciononostante Piero Angela è riuscito a trasmettere vivido lo stesso fascino che ho provato allora anche adesso, alla soglia dei sessant’anni. Il modo di trasmettere la complessità della storia della vita e delle scienze con semplicità unica e pacatezza straordinaria, rendono Piero Angela intramontabile e niente di più appropriato è immaginare il simbolo matematico dell’infinito “∞” accanto alla sua data di nascita.

Lo voglio ricordare infine con una sua citazione, per me fra le più belle e vere, che correda un capitolo del mio primo libro “Nella selva oscura” (Edizioni Del Faro): La divulgazione deve fare i conti con questi due problemi, che richiedono competenza e immaginazione: da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio; dall’altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio, anzi, non aver paura di esser divertenti: l’umorismo è uno dei compagni di strada dell’intelligenza.

Ciao Piero.

 

Ph. ANSA – Piemonte